E’ stata una strage di stato/La montagna del dolore [di Maurizio Macaluso – Quarto Potere – 23 marzo 2007]

21 Dicembre 2006 Commenti chiusi

Nuove clamorose rivelazioni sul disastro aereo di Montagna Longa. Un ex estremista di destra rivela che l'aereo fu abbattuto da terroristi che operavano con la complicità della rete paramilitare di Gladio

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C'è un patto segreto, una verità nascosta chenessuno fino ad oggi ha rivelato. L'aereo schiantatosi la sera del 5 maggio di trentacinqueanni fa sulla montagne di Palermo fu abbattuto da terroristi di  estrema destra che operavano con la complicità e la copertura dei vertici di Gladio, la rete paramilitare segreta costituita dopo la seconda guerra mondiale in Italia con il compito di contrastare una eventuale invasione dei comunisti, finita nel passato al centro di tante inchieste giudiziarie.

È questo l'ultimo clamoroso segreto riferito da Alberto Volo, un ex estremista di destra siciliano, che ha rivelato l'esistenza di un piano per destabilizzare il Paese. "Se vuole scoprire la verità deve uscire dalla logica di destra e sinistra ed entrare in quella dei servizi segreti".

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Giovanni Spampinato [Tratto da “Gli Insabbiati” di Luciano Mirone] 1° Parte

21 Dicembre 2006 1 commento

La testa di Giuseppe Spampinato ha pochi capelli bianchi ed è accarezzata da un tiepido raggio di sole; le sue mani “disegnano” nell’aria espressioni e gesti ripetuti chissà quante volte. E’ un uomo mite e di bassa statura, tutto d’un pezzo, sorretto da un filo di voce attraverso il quale ti parla delle lotte contadine e antifasciste fatte a San Michele di Ganzaria, suo paese natio in provincia di Catania, e della valorosa resistenza in Dalmazia condotta come maggiore dei partigiani: “nella mia vita ho visto di tutto, guerre, torture, uccisioni, ma la morte di Giovanni è come se mi avesse strappato il cuore. Dopo il suo assassinio sono entrato in coma. Poi lentamente, grazie anche a mia moglie, ho ripreso a vivere. Ma la vita, da quel giorno, non è stata più la stessa” Prosegui la lettura…

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Ecco chi c’e’ dietro le stragi/Quello strano provvedimento [di Maurizio Macaluso – Quarto Potere – 26 aprile 2007]

20 Dicembre 2006 Commenti chiusi

Il 5 maggio del 1972 un aereo precipitò sulle montagne di Palermo provocando 115 vittime. Alla vigilia del trentacinquesimo anniversario, l'ex estremista Alberto Stefano Volo ha deciso di uscire allo scoperto

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Ci sono i nomi di personaggi potenti, ci sono le prove del loro coinvolgimento nella strategia della tensione. La verità sugli anni bui che hanno sconvolto l'Italia è contenuta in un memoriale. Un documento esplosivo custodito in mani sicure in un luogo segreto. L'uomo che l' ha scritto è oggi un uomo vecchio e malato che chiede di essere dimenticato e lasciato in pace. Alberto Stefano Volo, ex estremista di destra, vive su una sedia a rotelle. In quel memoriale ha scritto tutto ciò che sa. Segreti inconfessabili che ancora oggi scuoterebbero i Palazzi del Potere. Se un giorno verrà ucciso il documento sarà consegnato all'autorità giudiziaria. È questo il patto segreto che ha fatto per avere salva la vita.

In questi anni Alberto Stefano Volo ha tentato di rifarsi una vita e di lasciarsi per sempre alle spalle queste vicende. Mai una parola o un semplice accenno al passato, a ciò che ha scritto in quel memoriale. Ora però ha deciso di uscire allo scoperto e di parlare. Una decisione sofferta assunta alla vigilia di un anniversario importante. Il 5 maggio di trentacinque anni fa un aereo di linea precipitò sulle montagne di Palermo pochi minuti prima dell'atterraggio. Otto membri dell'equipaggio e centoundici passeggeri persero la vita. Su quell'aereo avrebbe dovuto esserci anche Alberto Stefano Volo. Il giorno dopo il disastro il suo nome figurava nella lista delle vittime. L'ex estremista però non salì mai su quell'aereo. Alcuni minuti prima del decollo decise di posticipare la partenza. Secondo Maria Eleonora Fais, sorella di una delle vittime, che da alcuni anni indaga sulla vicenda, Alberto Stefano Volo sarebbe a  conoscenza di importanti segreti. "L'aereo è stato abbattuto", avrebbe rivelato l'ex estremista nel corso di un incontro riservato con la donna. Alberto Stefano Volo, però, nega.

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Giovanni Spampinato [Tratto da “Gli Insabbiati” di Luciano Mirone] 2° parte

19 Dicembre 2006 Commenti chiusi

Dunque, poche ore prima del delitto, il presidente del tribunale e la moglie vengono visti in compagnia dell’ingegnere Tumino per imprecisati motivi. Una circostanza alquanto singolare. A che titolo si trovano insieme? Si tratta di un incontro occasionale o di un’amicizia che dura da tempo? Qual è il ruolo svolto dal figlio Roberto nell’ambito di questo rapporto? Tutto viene sotterrato dal silenzio. Sull’omicidio di contrada “Ciarberi” continua a indagare il tribunale di Ragusa, il cui presidente è coinvolto nell’inchiesta. Prosegui la lettura…

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Nessun patto tra mafia e trame nere [di Maurizio Macaluso – Quarto Potere – 26 aprile 2007]

18 Dicembre 2006 Commenti chiusi

Trent'anni dopo il rapporto del commissario Peri continua a fare discutere. Marcello Immordino, figlio di un ex questore di Trapani ed amico del funzionario di polizia, fornisce una interessante chiave di lettura dei fatti

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"Dal dopoguerra ad oggi ogni volta che un magistrato o un investigatore è andato controcorrente è stato isolato. C'è una morte fisica. Un povero disgraziato si prende una raffica di pallottole. Tutti partecipano alla passerella dichiarandosi amici della buonanima quando in vita erano acerrimi nemici. E c'è una morte civile. Una persona viene isolata e messa nelle condizioni di non operare. E ciò che è accaduto a Giuseppe Peri".

Marcello Immordino sa quanto è difficile fare il poliziotto in Sicilia. Suo padre, Vincenzo, è stato un funzionario di polizia integerrimo. Negli anni Settanta è stato questore di Trapani. Nel 1980 non esitò a segnalare che uno dei funzionari della questura di Palermo era venuto meno ai suoi doveri. Anche Marcello Immordino è stato poliziotto. Ha condotto importanti indagini sulla criminalità.

Si è occupato di episodi riconducibili alle trame nere. Ha conosciuto Giuseppe Peri a Trapani nel periodo in cui suo padre era questore. Si sono rincontrati, alcuni anni dopo, a Palermo, dopo che Peri era stato trasferito nel capoluogo siciliano. "Era un grandissimo investigatore", dice. "Aveva un grande fiuto. Riusciva con grande facilità a cogliere ciò che si celava dietro ai fatti".

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Commento e Contestazione alle risultanze dell’Inchiesta LINO da parte dell’A.N.P.A.C. [SINTESI TRATTA DAGLI ATTI PROCESSUALI]

18 Dicembre 2006 Commenti chiusi

A. In generale

L’inchiesta ministeriale è prevista dal Codice della navigazione, il quale disciplina all’art. 826 l’inchiesta sommaria, affidata al Direttore di aeroporto e, agli articoli 827-828-829, l’inchiesta tecnico-formale viene affidata ad apposita commissione.
I compiti di quest’ultima sono indicati all’art 827, i poteri, analoghi a quelli propri dell’Autorità Giudiziaria, sono precisati all’art. 828; la forma nella quale i risultati delle inchieste devono essere raccolti, sono stabiliti all’art. 829: si tratta della forma classica con la quale si fissano gli accertamenti peritali ed in genere le conclusioni di una indagine.
Quello che il Codice non stabilisce è la composizione della Commissione tecnico-amministrativa di inchiesta; il Codice infatti rinvia a Regolamento che come è noto non è stato mai emanato. Di conseguenza la composizione della Commissione è restata ed è tutt’ora nella discrezionalità del competente Ministro (Trasporti ed A.C.).
Ora, fermo quanto sopra, non per questo è detto che la composizione della Commissione si possa risolvere in una posizione di assoluta prevalenza dei rappresentanti dell’Amministrazione dell’Aviazione Civile che è pur sempre la responsabile di quanto avviene nel settore: ovvero si possa risolvere nella assoluta discrezionalità per quel che riguarda la determinazione dei modi e dei tempi delle operazioni di inchiesta.
E’ per contrastare siffatta eventualità che l’ANPAC (Associazione Nazionale Piloti Aviazione Civile), anche in questa occasione denuncia come sia sommamente urgente la emanazione della disciplina regolamentare per l’esecuzione del Codice della Navigazione, o in subordinata ipotesi di una normativa organica e completa della materia, sia pure nelle forme amministrative più correnti ed immediate.

B. In particolare

Come da decreto ministeriale in data 12.06.1972 la Commissione di inchiesta per l’incivolo di Palermo era così costituita: Presidente: Isp. Gen F. LINO; Membro sicurezza volo: Com.te R. Dentesano; Membro RAI: Ing. F.P. Lacca; Membro Civilavia: Isp. G. Nartucci; Membro medico: Magg. CSA O. Scerrino; Membro Ass. Volo: Cap. M. Valenti; Membro ANPAC: Com.te G. Ferretti.
Pur riconoscendo come detto in precedenza, la discrezionalità del Ministro nella composizione della Commissione di inchiesta, non si può fare a meno di notare come la presenza in maggioranza di membri appartenenti ad amministrazioni direttamente responsabili delle deficienze della nostra Aviazione Civile, ampiamente denunciata anche da questa Associazione, susciti subbi sul procedere e sulle conclusioni dei lavori.
E’ indicativa a questo proposito la constatazione che nel corso della stesura della relazione di inchiesta la Commissione non abbia accettato di includere in alcun modo, le descrizioni delle deficienze degli aiuti radiovisivi di Punta Raisi, nemmeno sotto forma di intervento personale del membro Ferretti. Solo dopo interminabili discussioni è stata tollerata l’inclusione di una frase con allusione ad una “nota riluttanza dei Piloti ad eseguire l’avvicinamento strumentale” (a Punta Raisi) e con riferimento specifico a questa, l’aggiunta di una Raccomandazione affinché il Comitato aeroporti (istituito dal Ministro Scalfaro) indaghi sul significato di tale frase e sulla fondatezza di tale riluttanza. A tale proposito si fa rilevare l’inopportunità di rinvio ad altri dell’accertamento delle condizioni operative dell’aeroporto di Palermo.
Infine data la gravità dell’incidente, e la difficoltà dell’inchiesta, aumentata anche dalla scarsità di “evidenze” (p.e. Registrazione Flight Recorder) si ritiene che il raggiungimento delle conclusioni dei lavori della Commissione alla data del 17 giugno, termine del tutto inadeguato, sia indicativo di una inammissibile fretta.
E’ intenzione dell’ANPAC allargare obiettivamente il campo delle indagini e delle responsabilità. E’ intenzione dell’ANPAC far conoscere quanto doveva essere fatto e non è stato fatto, malgrado i tentativi esperiti in questo senso dal proprio membro della Commissione d’inchiesta. E’ intenzione dell’ANPAC, infine proporre come indispensabile una analisi di fondo sull’incidente e sulle sue possibili cause la sola che possa contribuire al miglioramento della sicurezza del volo in generale, è nel limite delle umane possibilità, ad evitare il ripetersi di sciagure tanto gravi.
Osservazioni ANPAC sulla relazione d’Inchiesta ministeriale relativa all’incidente di volo avvenuto a Palermo il 5/05/1972
La constatazione più sorprendente cui si perviene dopo la lettura della relazione in esame, e che nessuna delle 10 raccomandazioni finali (tranne forse la quinta, che raccomanda che “almeno nei casi in cui il certificato di navigabilità dell’a/m prescriva la presenza a bordo di un terzo membro, questi sia anche un pilota abilitato”) ESPRIME ALCUNCHE’ DI SOSTANZIALE CHE POSSA CONTRIBUIRE AD EVITARE IL RIPETERSI DI INCIDENTI ANALOGHI, A PALERMO ED ALTROVE.
Tale lacuna è tanto più grave in quanto è ormai statisticamente dimostrato che la maggior parte degli incidenti ad aeroplani di linea avvengono nella fase di avvicinamento.
Le 10 raccomandazioni finali, che riguardano argomenti secondari oppure sfiorano in modo generico aspetti anche importanti delle attività connesse con le operazioni del volo commerciale, ci pare interessino solo marginalmente l’incidente e la sua meccanica.

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Anpac Relazione Incidente

17 Dicembre 2006 Commenti chiusi

INCIDENTE DI VOLO DI PALERMO PUNTA RAISI (MONTAGNA LONGA)

A/M DC. 8/43 – Marche I-DIWB

AZ 112 del 5/05/1972

(tratta dagli atti processuali)

 

Premessa

 

Sull’incidente in oggetto esistono una relazione di inchiesta tecnico-formale elaborata da apposita Commissione ministeriale (°), un’inchiesta interna della Società Alitalia esercente l’aeromobile incidentato, un’inchiesta preliminare predisposta dai Magistrati del Tribunale di Palermo e le ampie indagini istruttorie svolte dai P.M. della Procura della Repubblica di Catania per arrivare a due successive requisitorie (2.6.1979 e 22.5.1981) ed alla conseguente sentenza di rinvio a giudizio depositata il 9.12.1981.

 

(°) Questa commissione fu costituita (conformemente agli artt. 827, 828 ed 829 del Codice della Navigazione) con decreto ministeriale il 12.6.1972 e presentò la conclusione dei propri lavori il 26 dello stesso mese.

Malgrado questo termine di tempo del tutto inadeguato ed indicativo di un’inammissibile fretta, i contraddittori e lacunosi risultati della Commissione tecnico-formale (“folle ed impensabile” per il P.R. di Catania) sono quelli che alimentarono la scandalosa campagna degli organi di informazione nazionale a carico dei piloti deceduti.

Agli esami tecnici ed ai reperti o prove in volo effettuati per conto della stessa Commissione – riportati nella sua relazione conclusiva – purtroppo anche l’attuale giudizio presso il Tribunale di Catania è costretto a fare spesso riferimento.

 

E’ opportuno sottolineare che nessuna di tali inchieste o blocchi di inchiesta perviene a conclusioni simili: anzi le ipotizzate cause probabili dell’incidente sono in alcuni casi addirittura contrastanti (virata a sinistra per la Commissione tecnico-formale, virata a destra per l’Alitalia, ancora virata a sinistra per i periti del Tribunale di Palermo e invece virata a destra, ma con punto d’inizio spostato a sud rispetto la verticale dell’aeroporto, per il G.I. del Tribunale di Catania).

 

Ciò premesso riteniamo utile illustrare le considerazioni particolari che seguono.

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Turbolenza a Palermo – I^ Parte – Tratto dalla Rivista ANPAC- Associazione Nazionale Piloti Aviazione Civile

17 Dicembre 2006 Commenti chiusi

Posta c.t. 

TURBOLENZA A PALERMO

 

Il 20 marzo scorso, chiamato di riserva per completare un volo di un altro collega, sceso a Fiumicino perché non era in perfette condizioni fisiche, effettuavo il volo 122/123 ROM/PMO/ROM. Al briefing le condizioni meteo erano riportate buone e le previsioni non prevedevano particolari significativi: il vento al momento era di 250/10 kts. I VASIS su tutte le piste erano riportati u/s ed il radar di avvicinamento non usabile. Riportavo la nota sul piano di volo.

Il volo si svolgeva regolarmente. Contattato l’avvicinamento di Palermo questi riportava vento 200/10 kts, pista in uso la 21. Nient’altro. Essendo di notte e in ottemperanza a quanto deciso dalla Commissione Tecnica di non usare la 21 senza le radioassistenze previste e anche perché logicamente la pista 25 offriva condizioni di sicurezza più elevate avendo un ILS/DME, chiedevo di usare la pista 25. Accordata senza nessun altro riporto, iniziavo la procedura.

Quando già in allontanamento, la torre mi informava che nella fase finale altro aeromobile aveva riportato turbolenza in finale. Richiesto l’ultimo vento mi davano i 190/22 kts: Nello stesso tempo l’aeromobile che aveva riportato la turbolenza chiamava la torre per avvertire che sospendeva l’addestramento.

Insospettito chiedevo di parlare personalmente con il pilota dell’aeromobile (DC9 _ Aermediterranea) il quale mi confermava che nella fase finale intorno ai 1000 ft aveva trovato una forte turbolenza e che sospendeva l’addestramento perché non proficuo in quelle condizioni.

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Attacco al cuore dello stato [di Maurizio Macaluso – Quarto Potere]

17 Dicembre 2006 2 commenti

Tra il 1975 ed il 1976 un'ondata di violenza investì il territorio di Alcamo. Due personaggi politici e due carabinieri caddero sotto i colpi di spietati sicari. Secondo Giuseppe Peri, i delitti furono opera di terroristi

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Ogni sera, prima di rientrare casa, gli uomini politici di Alcamo fanno una passeggiata al corso. Stringono mani, incontrano amici e simpatizzanti. Ai tavoli dei bar, nella piazza, tra un caffé ed un aperitivo, si stringono alleanze e talvolta si ordiscono complotti. Antonio Piscitello non rinunciava mai alla sua passeggiata al corso. Quarantacinque anni, sposato e padre di un figlio, indipendente di sinistra, era un politico assai noto ad Alcamo. La sera del 26 aprile del 1975 due sicari lo sorpresero uccidendolo con diversi colpi di pistola. Un delitto che sconvolse il territorio di Alcamo, in cui negli anni Settanta si verificarono numerosi omicidi ed attentati rimasti insoluti. L'uccisione dell'ex consigliere sarebbe maturata nell'ambito di una strategia della tensione ordita da gruppi di estrema destra con la complicità della mafia con il fine di destabilizzare il Paese ed impedire l'avanzata dei comunisti.

L'ipotesi è contenuta in un rapporto del commissario Giuseppe Peri che diresse in quegli anni il commissariato di Alcamo indagando su gravi fatti di sangue. Erano anni difficili. In diverse province della Sicilia erano avvenuti attentati terroristici. Alcamo era il crocevia di traffici illeciti in cui venivano stretti accordi ed alleanze ancora oggi poco chiari. Antonio Piscitello era molto conosciuto in città. Nel 1971 aveva fondato l'Unione Lavoratori Alcamesi. Presentatosi alle amministrative con una lista civica, era riuscito ad ottenere ampi consensi approdando in consiglio.

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Descrizione della vicenda – II^ Parte – Tratto dalla Rivista ANPAC- Associazione Nazionale Piloti Aviazione Civile

17 Dicembre 2006 Commenti chiusi

Nel ricordo riverente dei passeggeri e dell’equipaggio periti nell’incidente di Montagnalonga concludiamo la nostra documentazione sulle ultime fasi legate alla vicenda.

Necessarie rigorosità tecnica e tempestività di indagini per appurare i molti lati ancora oscuri del più grave disastro successo all’aviazione civile italiana.

 

(Incidente di volo Palermo- Punta Raisi) -Seconda parte –

 

Come già riportato nella precedente puntata ricordiamo che, contrariamente a quanto fatto da altre parti (organi di informazione, singoli giornalisti,associazioni) che per interessi particolari hanno alimentato più di una campagna scandalistica, l’ANPAC a proposito di questo incidente si è sino ad ora limitata a ribattere alle affermazioni più paradossali stimolando ed aiutando i vari responsabile alla ricerca della verità sull’incidente di Montagnalonga.

 

Infatti fin dal primo giorno, prima ancora di sapere come era successo il disastro di Montagnalonga, tutti hanno sparato a zero contro i piloti colpevoli, questo si veramente, di essere morti e quindi non in condizione di dire “perché” era successo.

Questo atteggiamento, completamente ingiustificato per i dati oggettivi che esistono sulla dinamica e sulle cause del disastro (rimandiamo, anche per questo, a taluni degli inquietanti interrogativi riportati nello scorso numero del Notiziario), è stata forse l’elemento più negativo da superare proprio perché esso era ed è completamente irrazionale.

La presenza continua ed equilibrata dell’ANPAC, le sue argomentazioni tecniche, l’insieme dei quesiti ancora senza risposta, non sono però bastati, ad approfondire l’argomento e per farne scaturire indicazioni credibili e concrete.

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