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Strategia della tensione in Sicilia. Giovanni Spampinato, un giornalista che indagava. La sua corrispondenza con Angela Fais. [7]

23 Dicembre 2006

Peri non sa che in quell'aereo nel '72 viaggiava una giornalista de "L'Ora", Angela Fais, la cui esistenza , prima di morire, si sarebbe incrociata con quella di un altro giornalista de "L'Ora", Giovanni Spampinato. Entrambi guardavano con preoccupazione l'evolversi della strategia della tensione, delle trame fasciste e la presenza di strateghi dell'eversione nera in terra di Sicilia. Spampinato morirà per mano fascista proprio mentre indagava sul neofascismo e intorno a un delitto avvenuto in quel contesto. Sarà assassinato il 27 ottobre 1972 da Roberto Campria, figlio di un alto magistrato, fortemente sospettato di essere coinvolto nell'omicidio di un antiquario, il play boy missino Angelo Tumino.

Pochi mesi dopo il tragico epilogo dell'esistenza di Angela. mentre il telefono di Spampinato è controllato dalla polizia, Stefano Delle Chiaie, latitante da due anni, cammina indisturbato per le strade centrali di Ragusa e compie un ampio giro per diverse città del Mezzogiorno! Ciò trova riscontro in una serie di testimonianze e in alcuni articoli che il giornalista scrive sulle colonne de "L'Ora" e de "L'Unità" e in una Lettera alla Federazione del Partito Comunista, riportati nel libro di Luciano Mirone "Gli Insabbiati. Storie di giornalisti uccisi dalla mafia e sepolti dall'indifferenza". Castelvecchi editore. Marzo 1999. (Pag. 93-94-95-97-98-99).

L'inquietante presenza del capo di Avanguardia Nazionale, Delle Chiaie, insieme a quella del romano ex decima mas Vittorio Quintavalle, amico del missino ragusano On.le Cilia, è riferita nelle lettere che da Ragusa Spampinato invia a Roma ad Angela fais, poco prima della morte della giovane giornalista. Ancora oggi, purtroppo, non sono state rinvenute le lettere di Angela a Giovanni.

Le lettere portano le date del 28 febbraio e dell'11 marzo 1972 ma non sono menzionate nel libro di Mirone, che pure descrive in modo puntuale la vicenda del giornalista. Questi importanti documenti, che anticipano diversi elementi poi riportati nei quotidiani succitati, hanno come oggetto centrale l'enigmatica figura del Quintavalle, il quale giunto da Roma ha affittato in quel periodo un appartamento a Ragusa, i suoi rapporti con noti esponenti del fascismo locale, il suo inserimento nel contesto dove è maturato il delitto Tumino, i suoi legami con il golpista Junio Valerio Borghese, il suo incontro con delle Chiaie. Dalle lettere si evince che Giovanni conduce un'attività di "controinformazione" con Angela Fais, segretaria di redazione de "L'Ora" di Palermo che, avendo ultimato il praticantato, frequenta a Roma, dal gennaio del 1972, la redazione di "Paese Sera". Angela, oltre ad essere una giornalista promettente, è anche un'attiva militante comunista.

"Ti do altri elementi su Quintavalle, elementi che ho raccolto stamattina […] Avevo scritto che dietro il caso Tumino c'era qualcosa di molto grosso; poi, parlando di Delle Chiaie e Quintavalle, ho messo in relazione la loro presenza con il delitto Tumino. E anche qui è venuta la conferma […] Non fa mistero di aver fatto parte della X Mas, anzi se ne vanta. Ma non ha mai fatto il nome di Borghese. Dice di essere stato in carcere (controllare se è stato condannato nel '46 con Borghese). L'articolo su L'Ora di lunedì 6 lo ha mandato in bestia e si è mostrato negli ultimi giorni preoccupato […] Sto raccogliendo altre informazioni. Scicli e Vittoria. Penso che questo tizio sia implicato al traffico illecito di oggetti d'arte e pezzi archeologici, ma che abbia una funzione politica precisa nelle fila neofasciste". (Lettera del 28 febbraio 1972. Memorie Fais).

Giovanni, che segue attentamente l'intreccio di neofascismo e servizi segreti, ritiene che il tentato golpe di Borghese sia collegato con la strage milanese di Piazza Fontana e con l'attentato all'Altare della Patria. il giornalista, che collabora anche con "L'Unità", sin dall'inizio si distingue per le inchieste sugli intrecci esistenti tra neofascismo, agenti dei colonnelli greci, contrabbando e armi. A pochi mesi dal tentato golpe Borghese, scopre che questi, in Sicilia, può contare su alcuni punti di riferimento e che nel catanese ha installato un grosso campo di addestramento.

La lettera dell'11 marzo, che testimonia come l'impegno nelle indagini dei due giornalisti discenda dalla crescente preoccupazione per il progressivo dispiegarsi delle trame nere e della strategia della tensione che quell'anno ha in Sicilia un suo laboratorio sperimentale, si apre con una richiesta di informazioni sul fascista romano Quintavalle e si chiude con un presentimento che rappresenta, in maniera più pregnante del libro di Mirone, come la vita di Giovanni Spampinato fosse in pericolo:

"Eccoci a noi. Ti dico subito di cosa ho bisogno, e così poi possiamo passare ad altro. Compagni di Siracusa mi hanno fatto notare che il Quintavalle che è qui a Ragusa era forse implicato nel crack finanziario di Valerio Borghese. Ora penso che per voi a Roma non dovrebbe essere difficile avere sue notizie […] Qui, a Ragusa e Siracusa, i fascisti sono irritati e preoccupati. Cilia ha fatto cenno a una querela che i suoi camerati avrebbero intenzione di fare perchè ho detto che sono vicini ai trafficanti di droga. Una querela l'ha presentata il giudice Campria (perchè ho scritto che il figlio di un magistrato era sotto torchio […] Forse, mi sono buttato troppo a corpo morto su questa faccenda, e può essere rischioso, perchè è come camminare su un campo minato. Però credo che ne valga la pena, perchè qualcosa sotto c'e', e di non poco conto. E allora, tanto vale andare a fondo, per evitare di essere presi alla sprovvista…" (Lettera dell'11 marzo 1972. Memorie Fais)

Anche Angela corre seri rischi a Roma, dove certe strategie che raggiungono la Sicilia traggono origine e che all'epoca con L'Ufficio Affari Riservati del Viminale, guidato da Federico Umberto D'Amato, divide con il Veneto, il ruolo di capitale della "strategia della tensione". Angela, infatti, sta indagando su Quintavalle e sui rapporti di quest'ultimo con Borghese, rapporti che inequivocabilmente si incrociano con Stefano delle Chiaie, presente in Sicilia, sul quale si erge l'ombra sinistra, per lui protettiva, dei servii segreti "deviati".

Delle Chiaie, personaggio chiave della strategia della tensione, ricercato per la strage di Milano aveva fattodel siracusano una base di operazione terroristica ma in quel periodo la sua presenza è segnalata anche a Ragusa, Reggio Calabria e Cosenza. (Luciano Mirone. Gli Insabbiati. Pag. 93)

E' utile sapere che in quel momento la "primula nera" di Avanguardia Nazionale è latitante dal giorno in cui (9 luglio 1970) interrogato al tribunale di Roma, chiede di allontanarsi, accompagnato dalle guardie, per recarsi a gabinetto e clamorosamente riesce a dileguarsi.

L'8 marzo 1972 "L'Ora" aveva riportato un titolo clamoroso: "Cosa ha fatto a Ragusa il fascista Delle Chiaie? Testimonianza sulla sua missione organizzativa in Sicilia". L'articolo è a firma di Giovanni Spampinato, eccone alcuni stralci:

"La data in cui il latitante avrebbe fatto la sua "apparizione" in città è da fissarsi nei giorni della seconda decade del gennaio scorso. Sarebbe stato visto per circa tre giorni nel bar dell'albergo Mediterraneo di Ragusa. di averlo visto sono sicuri un gruppo di giovani dellaFederazione giovanile socialista. A dare forza al discorso dei giovani di Ragusa ci sono le segnalazioni dei gruppi anarchici di reggio Calabria e Cosenza, i quali affermano che Delle Chiaie è stato visto in quelle città nei primi giorni di febbraio. Insomma, sembra si sia trattato di un ampio "giro" che il latitante fascista ha potuto compiere indisturbato in diverse città del Mezzogiorno. E, a quanto pare, non ha nemmenoricorso a mascheramenti e a stratagemmi di sorta per "ritoccare la sua fisionomia: a quanto pare non ha timore di essere "incastrato" dai tutori dell'ordine". (Luciano Mirone. Gli Insabbiati. Pag. 93)

Nello stesso servizio Spampinato si era soffermato su Quintavalle, già oggetto della lettera del 28 febbraio inviata ad Angela e sul quale ritornerà nella lettera dell'11 marzo:

"Al Mediterraneo sarebbe stato visto il mazziere Stefano Galatà, detto "Dente d'oro". Negli ultimi due mesi, a più riprese, vi ha preso alloggio il signor Vittorio Quintavalle con moglie e figli: romano, conosciuto come fascista e fedelissimo del golpista Junio Valerio Borghese […] Secondo le dichiarazioni fatteci, è lui che avrebbe preso il caffè con Stefano Delle Chiaie". (Luciano Mirone. Gli Insabbiati. Pag. 93) 

23 febbraio 1972. Alla Corte D'Assise di Roma inizia il processo per la strage di Piazza Fontana. Tra gli imputati (con loro gli anarchici innocenti) Stefano Delle Chiaie (latitante). La Corte, dopo poche udienze dichiara la propria incompetenza.

4 marzo 1972. I magistrati di Traviso Stiz e Calogero fanno arrestare Pino Rauti, fondatore di Ordine Nuovo e gionalista del quotidiano "Il Tempo" di Roma, con l'accusa di essere coinvolto nell'attività eversiva di Freda e Ventura. Verrà rilasciato per insufficienza di prove.

6 marzo1972. Il processo di Piazza Fontana viene trasferito a Milano.

14 marzo 1972. Una bomba ad alto esponenziale scoppia nella sede della Cgil di Siracusa, mentre gli edili e i metalmeccanici sono in sciopero, protestando da giorni per i tagli occupazionali decisi dalla Montedison. Solo per un caso l'ordigno non ha provocato una strage.

26 marzo 1972. L'inchiesta di Stiz e Calogero passa per competenza territoriale a Milano. Se ne occupa il giudice istruttore D'Ambrosio a cui si affianca il pubblico ministero Emilio Alessandrini.

3 aprile 1972. Nel ragusano scoppiano quasi contemporaneamente tre ordigni. La polizia immediatamente dirige le indagini sul gruppo di Lotta Continua, nonostante l'opinione pubblica sia concorde nel denunciare la matrice fascista. per Spampinato "la tecnica dello scaricamento di responsabilità rivela […] la presenza della mano sapiente di Delle Chiaie. La squadra politica della Polizia ha messo anche a Ragusa in giro la voce che fra gli anarchici ci sono provocatori dinamitardi". (Gli Insabbiati. Lettera del 5 aprile 1972 alla Federazione del Partito Comunista. Pagg. 94 e 95).

Il 28 aprile 1972 Spampinato torna a parlare di Delle Chiaie sulle colonne de "L'Ora" che riassume in diversi tratti quanto già contenuto nelle lettere alla Fais. L'articolo che precede di una settimana quella che la cronaca definirà la "più grande tragedia dell'aviazione civile italiana" (MontagnaLonga, 5 maggio 1972) così conclude:

"Nello stesso periodo, si parla con insistenza di un vasto giro di esplosivi e di armi, di esercitazioni di fuoco, di "qualcosa di grosso" che si preparerebbe per l'immediato futuro". (Luciano Mirone. Gli Insabbiati. Pag. 99)

Non si capisce perchè nel libro di Luciano Mirone non vi sia alcun cenno alle lettere, dal momento che Maria Eleonora Fais, sorella di Angela, nel 1973 le spedì ai genitori di Giovanni. Se poi si aggiunge che Angela Fais perirà, nelle circostanze già note, appena qualche settimana dopo l'11 marzo, data in cui ricevette la lettera del giornalista, che si conclude con un pesante presentimento, il dare spazio a questi documenti avrebbe potuto contribuire ad onorare la memoria e l'impegno antifascista della giovane e ad inquadrare negli scenari propri della strategia della tensione quel 5 maggio 1972. Quegli stessi scenari nei quali il Rapporto Peri individua una matrice dolosa.

5 maggio 1972. Disastro di MontagnaLonga. Qualcuno vede l'aereo DC 8 dell'Alitalia, volo AZ 112 Roma – Palermo, dirigersi verso il costone di MontagnaLonga già in fiamme e con un rumore assordante.

7 maggio 1972. Elezioni anticipate Rauti diventa deputato nelle liste del Movimento Sociale. Il manifesto candida Valpreda che non viene eletto. Il Msi cresce.

17 maggio 1972. A Milano viene ucciso il Commissario Calabresi. Principali indiziati sono, in un primo tempo, i neofascisti Giovanni Nardi e Luciano Bruno Stefano. Nardi trova rifugio in Spagna, dove sarebbe morto in un incidente d'auto a Maiorca. In seguito qualcuno metterà in dubbio che il cadavere sepolto come Gianni Nardi sia effettivamente quello giusto. Nel 1988 Leonardo Marino accusa invece come mandanti gli allora leader di Lotta Continua Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani e quale esecutore materiale Ovidio Bompressi, un altro militante di LC. Il 4 ottobre 1971, nell'ambito di una nuova inchiesta sulla morte di Pinelli, il giudice istruttore di Milano Gerardo D'Ambrosio aveva emesso avviso per omicidio volontario contro il Commissario Calabresi, i poliziotti Vito Panessa, Giuseppe Caracuta, Carlo Mainardi, Pietro Mucilli, il tenente dei carabinieri Savino Lo Grano. Tutti gli indiziati saranno prosciolti il 27 ottobre 1975.

31 maggio 1972. A Peteano (Gradisca d'Isonzo) esplode una bomba nascosta in una macchina: muoiono tre carabinieri e uno rimane ferito. L'autore è il fascista Vincenzo Vinciguerra. le sue rivelazioni, in tempi recenti, sono servite ai magistrati per scoprire molte cose sul terrorismo nero.

27 agosto 1972. Freda e ventura sono incriminati dal giudice istruttore D'Ambrosio per la strage di Piazza Fontana.

Ottobre 1972. Aeroporto di Ronchi dei Legionali. Ivano Boccaccio, ex paracadutista e militante di Ordine Nuovo, appartenente al gruppo di Vincenzo e Gaetano Vinciguerra, tenta di dirottare un aereo, al fine di ottenere un riscatto per finanziare il gruppo. Muore in uno scontro a fuoco con la polizia (Giuseppe Scaliati, Trame Nere. Fratelli Frilli Editori. Gennaio 2005. Pag. 86)

13 ottobre 1972. La Corte di Cassazione trasferisce a Catanzaro il processo per la strage di Piazza Fontana. Nel 1975 sfileranno tra gli imputati Gianadelio Maletti, generale dell'ufficio D del SID, Antonio Labruna, capitano del NOD, la struttura operativa del SID, Guido Giannettini, giornalista e agente del SID. Quando inizierà a Catanzaro il 3° processo per Piazza Fontana – 18 gennaio 1977 – nei mesi successivi coinvolgerà l'ex presidente del consiglio Rumor, il ministro della difesa Tanassi e gli ex direttori del SID Henke e Miceli. Maletti e Labruna, il 28 febbraio 1976, saranno accusati di aver fatto espatriare, nel 1973, Giannettini e il latitante Marco Pozzan e di avere organizzato per lo stesso anno un tentativo di evasione di ventura. le loro pene verranno progressivamente ridotte. 

20 ottobre 1972. Nell'ambito dell'inchiesta per Piazza Fontana, su richiesta dei procuratori Alessandrini e Rocco Luigi Fiasconaro, il giudice D'Ambrosio invia avvisi di procedura per omissione di atti d'ufficio ad Antonio Allegra, capo ufficio politico della Questura di Milano, Bonaventura Provenza, Questore di Roma ed Elvio Catenacci, già direttore degli Affari Riservati al Ministero dell'Interno. Entro cinque giorni, il procuratore della Repubblica di Milano, Isidoro Alberici, esonera Fiasconaro dall'inchiesta. Caso da collegare al 17 giugno 1969 (sei mesi prima delle bombe di Milano), quando a Padova il commissario Pasquale Juliano, che segue la pista che conduce a Franco Freda, viene rimosso dall'incarico proprio da Catenacci che ne ordina la sospensione dall'attività e dallo stipendio. La mente corre al commissario Peri.

22 ottobre 1972. Attentati ai treni sindacali per Reggio Calabria lungo la linea ferroviaria Roma – reggio Calabria. Quelle ore drammatiche saranno immortalate nella canzone di Giovanna Marini "I treni per Reggio Calabria".

Il 27 ottobre il fascista Roberto Campria uccide Giovanni spampinato.

Il 10 novembre viene scoperto, in un casolare vicino a Camerino, un arsenale di armi. Si tratta di una operazione di depistaggio dei servizi segreti che si svolge sotto la regia del generale Gianadelio Maletti che dirige l'ufficio D del SID: la pista fascista nella strage di Piazza Fontana diventa sempre meno occultabile, si tratta di rilanciare la pista "rossa" con la creazione di prove false. Una montatura che si smonterà in istruttoria.

Roma, via Governo Vecchio n. 96, ultimo piano. Qui l'abitazione romana di Angela. da lì, la mattina del 5 maggio, Angela era scesa in strada per non fare più ritorno. Il palazzo è antico, dei primi dell'800. La sua immagine vetusta colpisce il pensiero perchè relega al passato la persona che fino a ieri si abbracciava ma che incredibilmente ora non c'e' più. Ma racchiude la promessa di una traccia di vita. All'ingresso un grande atrio. Una scala gira tra le mura e si spinge sino all'ultimo piano. Porta alla terrazza, col suo vecchio pavimento in cotto, dalla quale Angela vedeva i tetti di Piazza Navona. Ancora qualche passo ed Eleonora varca la soglia di quella casa. Il saloncino è rustico, con le pareti bianche. La stanzetta da letto è semplice, essenziale, ma quella casa profuma di cultura. Sulla scrivania, quasi per amara ironia del destino, "La morte felice" di Albert Camus. Il libro racchiude due fogli che appena si intravedono. Mani delicate sfiorano il libro, lo solcano, lo schiudono. "Cara Angela…". 

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